Poesia: Federico Garcia Lorca in italiano - Sogno - Paesaggio - Novembre - Domande - Links

Posted by Ricardo Marcenaro | Posted in | Posted on 11:18

 SOGNO

Il mio cuore riposa vicino alla fonte fredda.

(Riempila dei tuoi fili,
ragno dell'oblio.)

L'acqua della fonte gli diceva la sua canzone.

(Riempila dei tuoi fili,
ragno dell'oblio.)

Il mio cuore sveglio diceva i suoi amori.

(Ragno del silenzio,
tessi il tuo mistero.)

L'acqua della fonte lo ascoltava cupa.

(Ragno del silenzio,
tessi il tuo mistero.)

Il mio cuore scivola sulla fonte fredda.

(Mani bianche, lontane,
trattenete l'acqua.)

E l'acqua lo porta via cantando d'allegria.

(Mani bianche, lontane,
non resta nulla nell'acqua.)


Maggio 1919

 PAESAGGIO

Le stelle spente
colmano di cenere il fiume
verde e freddo.

La fonte non ha trecce.
Ormai si sono bruciati i nidi
nascosti.

Le rane fanno dell'acqua
una siringa incantata,
scordata.

La luna spunta dal monte
con la sua faccia alla buona
di zitellona.

Una stella la prende in giro
dalla sua casa di zaffiro
infantile.

Il leggero color rosa
avvilisce l'orizzonte
del monte.

E osservo che l'alloro è
stanco d'esser poetico
e profetico.

Come l'abbiamo vista sempre
l'acqua s'addormenta,
sorridendo.

Tutto piange per abitudine,
tutta la campagna si lamenta
senz'accorgersene.

Io per non essere stonato
dico per educazione:
«Cuore mio!»

Ma una grande tristezza
tinge le mie labbra macchiate
di peccati.

M'allontano dal paesaggio.
C'è nel mio cuore una profondità
sepolcrale.

Un pipistrello mi avvisa
che il sole si nasconde dolente
a ponente.

Pater noster per il mio amore!
(Pianto dei pioppeti
e degli albereti.)

Nel carbone della sera
guardo i miei occhi lontani,
come nibbi.

E spettino la mia anima morta
con ragnatele di sguardi
dimenticati.

Ormai è notte e le stelle
piantano pugnali nel fiume
verde e freddo.

Giugno 1920



NOVEMBRE

Tutti gli occhi
erano aperti
di fronte alla solitudine
lavata dal pianto.

Tin
tan,
tin
tan.

I verdi cipressi
custodivano la loro anima
increspata dal vento,
e le parole come falci
mietevano anime di fiori.

Tin
tan,
tin
tan.

Il cielo era appassito.
O sera prigioniera delle nubi,
sfinge cieca!
Obelischi e ciminiere
facevano bolle di sapone.

Tin
tan,
tin
tan.

I ritmi si curvavano
e il vento si curvava,
guerrieri di nebbia
facevano degli alberi
catapulte.

Tin
tan,
tin
tan.

O sera,
sera degli altri miei baci!
Lontana ossessione della mia ombra,
senza raggio d'oro!
Vuoto sonaglio.
Sera diroccata
su pire di silenzio.

Tin
tan,
tin
tan.


Novembre 1920

 DOMANDE

C'è un consiglio di cicale in campagna.
Che cosa dici, Marco Aurelio,
di queste vecchie filosofe del piano?
Com'è povero il tuo pensiero!

Scorre tranquilla l'acqua del fiume.
Socrate! Che cosa vedi
nell'acqua che va all'amara morte?
Come povera e triste è la tua fede!

Si sfogliano le rose nel fango.
O dolce Giovanni di Dio!
Che cosa vedi in questi petali gloriosi?
Com'è piccolo il tuo cuore!


Maggio 1918

 Dalí - García Lorca - Pepín Bello

 Gracía Lora y Dalí




 

Il viso di García Lorca in un dipinto di Dalì

Comments (0)

Publicar un comentario