Poesia: Federico Garcia Lorca in italiano - Il diamante - Madrigale d'estate - Nuovi Canti - Links

Posted by Ricardo Marcenaro | Posted in | Posted on 8:29



IL DIAMANTE

Il diamante d'una stella
ha segnato il fondo del cielo,
uccello di luce che vuole
fuggire dall'universo
e fugge dall'enorme nido
dov'era prigioniero
senza sapere che porta legata
una catena al collo.

Cacciatori extraumani
cacciano stelle,
cigni d'argento massiccio
nell'acqua del silenzio.

I giovani pioppi recitano
il sillabario: il maestro è
un pioppo antico che muove
tranquillo le sue braccia morte.
Adesso sul monte lontano
giuocheranno tutti i morti
a carte. È così triste
la vita nel cimitero!

Rana, comincia a cantare!
Grillo, esci dal tuo buco!
Fate un bosco sonoro
dei vostri flauti. Io volo
verso casa, senza pace.

S'agitano nel mio cervello
due colombe di campagna
e all'orizzonte, lontano!,
si sprofonda l'acquedotto del giorno.
Terribile noria dei tempo!


Granada, novembre 1920




MADRIGALE D'ESTATE

Unisci la rossa tua bocca alla mia,
o Estrella gitana!
Sotto l'ora solare del mezzogiorno
morderò la mela.

Fra i verdi ulivi della collina
c'è una torre moresca,
colore della tua carne campagnola
che sa di miele e d'aurora.

Mi offri nel tuo corpo ardente
il divino nutrimento
che dà fiori al ruscello quieto
e stelle al vento.

Come ti sei data a me, luce bruna?
perché mi desti pieni
d'amore il sesso di giglio
e i seni sonori?
Fu per la mia tristezza?
(Oh, miei goffi passi!)
Forse destò pietà in te
la mia vita spenta di canti?

Perché non hai preferito ai miei lamenti
le cosce sudate
di un San Cristoforo contadino
pesanti in amore e belle?

Danaide del piacere sei con me.
Femminile Silvano.
I tuoi baci odorano come il grano
secco dell'estate.

Oscurami la vista col tuo canto.
Sciogli la tua chioma
dispiegata e solenne come un manto
d'ombra sopra i prati.

Dipingimi con la bocca insanguinata
un cielo d'amore,
su un fondo di carne, la stella
violetta del dolore.

Prigioniero è il mio pegaso andaluso
dei tuoi occhi aperti,
e volerà desolato e assorto
quando li vedrà morti.

Anche se tu non m'amassi, t'amerei
per il tuo sguardo cupo
come l'allodola ama il giorno nuovo
per la rugiada.

Unisci la rossa tua bocca alla mia,
o Estrella gitana!
Lasciami sotto il giorno chiaro
consumare la mela.


Vega de Zujaira, agosto 1920


Federico Gacía Lorca - Salvador Dalí


NUOVI CANTI

La sera dice: «Ho sete d'ombra!»
Dice la luna: «E io di stelle.»
La fonte cristallina chiede labbra
e sospira il vento.

Ho sete di aromi e di risa,
sete di canzoni nuove
senza luna né gigli
e senza amori morti.

Un canto mattutino che increspi
gli stagni tranquilli
dell'avvenire. E riempia di speranze
il suo fango e le onde.

Un canto disteso e luminoso
pieno di pensiero,
vergine di tristezze e di angosce
e vergine di sogni.

Un canto senza carne lirica che riempia
di risa il silenzio
(stormo di colombe cieche
lanciate al mistero).

Canto che tocchi il cuore delle cose
e l'anima dei venti
e che riposi infine nella gioia
del cuore eterno.


Vega de Zujaira, agosto 1920


Salvador Dali - Federico García Lorca - Pepín Bello


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