Escultura - Sculpture: Benvenuto Cellini - Cosimo I de Medici - Wikipedia data di of de Cosimo: Italiano - Español - English
Posted by Ricardo Marcenaro | Posted in Escultura - Sculpture: Benvenuto Cellini - Cosimo I de Medici - Wikipedia data di of de Cosimo: Italiano - Español - English | Posted on 19:04
Cosimo I de Medici
Cosimo di Giovanni de' Medici detto il Vecchio o pater patriae (Firenze, 27 settembre 1389 – Careggi, 1 agosto 1464) è stato un politico e banchiere italiano, primo signore di fatto di Firenze e primo uomo di Stato di rilievo della famiglia Medici.
Note biografiche
Nato a Firenze, Cosimo ereditato sia la sua ricchezza e la sua esperienza negli affari di suo padre, Medici Giovanni di Bicci de 'Medici. Nel 1415 accompagnò l'Antipapa Giovanni XXIII al Concilio di Costanza, e nello stesso anno fu nominato Priore della Repubblica. Più tardi ha agito spesso come ambasciatore, che mostra una prudenza per la quale è diventato famoso.
Il suo potere su Firenze derivava dalla sua ricchezza, che ha utilizzato per controllare voti. Come Firenze era orgoglioso della sua 'democrazia', ha finto di avere poca ambizione politica, e spesso non ricoprire cariche pubbliche. Enea Silvio, vescovo di Siena e poi Papa Pio II, ha detto: "questioni politiche vengono liquidate in [Cosimo] casa. L'uomo che sceglie resta in carica ... Egli è Colui che decide la pace e la guerra ... Egli è il re in tutte le ma il nome ". Citato da C. Hibbert in The Rise and Fall di casa Medici, 1974 [1].
Nel 1433 il potere di Cosimo su Firenze, che ha esercitato senza occupare cariche pubbliche, ha cominciato a guardare come una minaccia per il partito anti-Medici, guidato da figure come Palla Strozzi e Rinaldo degli Albizzi: nel settembre dello stesso anno fu imprigionato, accusato per il fallimento della conquista di Lucca, ma riuscì a trasformare il carcere in un unico termine di esilio. Andò a Padova e poi a Venezia, prendendo la sua banca d'accordo con lui. Richiesto con la sua influenza e il suo denaro, altri lo seguirono: entro un anno, la fuga di capitali da Firenze era così grande che il divieto di esilio doveva essere sollevato. Cosimo ha restituito un anno più tardi nel 1434, per influenza notevolmente il governo di Firenze (in particolare attraverso il Pitti e le famiglie Soderini) e di dare l'esempio per il resto della sua lunga vita. Ritratto di Jacopo Pontormo ritratto: il ramo di alloro (il broncone) è stato un simbolo usato anche dai suoi eredi [2].
Tempo di Cosimo in esilio instillato in lui la necessità di annullare la faziosità che ha portato nel suo esilio in primo luogo. Per fare questo, Cosimo, con l'aiuto dei Priori favorevole della Signoria, avviato una serie di cambiamenti costituzionali per garantire il suo potere attraverso l'influenza.
In ambito politico, Cosimo ha lavorato per creare la pace nel Nord Italia attraverso la creazione di un equilibrio di potere tra Firenze, Napoli, Venezia e Milano durante le guerre in Lombardia, e scoraggiare le potenze straniere (in particolare il francese e il Sacro Romano Impero) da interferenti. Nel 1439 è stato anche strumentale a convincere Papa Eugenio IV a spostare il concilio ecumenico di Ferrara a Firenze. L'arrivo di figure da dell'Impero Bizantino, tra cui l'imperatore Giovanni VIII Paleologo se stesso, ha iniziato il boom della cultura e delle arti in città.
Cosimo era anche noto per il suo patrocinio della cultura e delle arti, generosamente spesa per la fortuna di famiglia (che il suo senso degli affari astuto notevolmente aumentato) per arricchire Firenze. Secondo Zibaldone Salviati, Cosimo ha dichiarato: "Tutte quelle cose che mi hanno dato la più grande soddisfazione e appagamento, perché non sono solo per l'onore di Dio, ma sono altrettanto per il mio ricordo personale. Per cinquant'anni, non ho fatto niente altro che guadagnare soldi e spendere soldi, ed è apparso chiaro che spendere soldi mi dà più piacere che al guadagno essa. "[3]
Egli ha anche assunto il giovane Michelozzo Michelozzi per creare quello che oggi è forse il prototipo palazzo fiorentino, l'austero e magnifico Palazzo Medici. Fu un mecenate e confidente del Beato Angelico, Fra Filippo Lippi, e Donatello, il cui famoso David e Giuditta che decapita Oloferne sono stati commissioni Medici. Il suo patrocinio ha permesso l'architetto eccentrico e bancarotta Brunelleschi per completare la cupola di Santa Maria del Fiore, e la cupola è stato forse il suo coronamento in qualità di sponsor.
Nel regno della filosofia, Cosimo, influenzato dalle letture di Giorgio Gemisto Pletone, ha istituito una moderna Accademia platonica di Firenze. Marsilio Ficino ha nominato a capo della Accademia e ha commissionato la traduzione latina di Ficino delle opere complete di Platone (la prima traduzione completa mai). Attraverso Ficino e gli altri associati con l'Accademia, Cosimo ha avuto un effetto inestimabile sulla vita intellettuale del Rinascimento. La tomba di Cosimo de 'Medici a San Lorenzo, Firenze.
Alla sua morte nel 1464 di Careggi, Cosimo successe il figlio Piero "il gottoso", padre di Lorenzo il Magnifico o Il Magnifico. Dopo la sua morte la Signoria gli ha conferito il titolo di Pater Patriae, "Padre della Patria", un onore, una volta assegnato a Cicerone, e se fosse scolpita sulla sua tomba nella chiesa di San Lorenzo.
Apprendistato e ascesa
Figlio di Giovanni di Bicci, fu educato da Niccolò di Pietro e Roberto de' Rossi. Sin dalla prima gioventù entrò nel Banco Medici a fianco del padre, dove ebbe una solida preparazione come banchiere.
Nel 1415 accompagnò l'Antipapa Giovanni XXIII al Concilio di Costanza. Lo stesso anno fu nominato priore e poco dopo fu usato spesso come ambasciatore. Viaggiò molto con il fratello Lorenzo durante la pestilenza di Firenze a Ferrara, Verona e Venezia (1430).
Si manifestò fin dai primi incarichi politici la sua proverbiale prudenza: sebbene i suoi interessi economici necessitassero un fermo controllo della vita politica cittadina, egli non mirava a diventare Signore della città, magari con un colpo di mano o cercando di essere eletto nei ruoli più prestigiosi di governo, ma la sua figura restava in ombra, vero burattinaio di una serie di personaggi fidati che per lui ricoprivano incarichi chiave nelle istituzioni.
L'esilio
Così, mentre numerose famiglie entravano nel partito mediceo, altre iniziarono a vedere in lui una minaccia e tra sottomettersi a Cosimo o sfidarlo apertamente scelsero la seconda strada. In particolare le antiche e ricchissime famiglie degli Albizzi e degli Strozzi furono a capo della fazione anti-medicea. Con un colpo di mano Palla Strozzi e Rinaldo degli Albizzi lo fecero imprigionare nel settembre 1433 riuscendo a farlo incolpare del fallimento dell'ultima campagna per la conquista di Lucca, a farlo dichiarare magnate, cioè "tiranno".
Una serie di "bustarelle" abilmente distribuite evitarono comunque condanne irrimediabili, con la conversione della pena a esilio, la cosiddetta prima cacciata dei Medici.
Scrive il Machiavelli nelle Istorie fiorentine:
« Rimasa Firenze vedova d'uno tanto cittadino e tanto universalmente amato, era ciascuno sbigottito; e parimente quelli che avevano vinto e quelli che erano vinti temevano. »
(Istorie fiorentine IV, 30)
Cosimo trasferitosi a Padova e a Venezia (dove lasciò al monastero benedettino di San Giorgio una collezione libraria e i disegni di Michelozzo per una nuova biblioteca) trascorse un esilio dorato come un monarca in visita ufficiale, e grazie alle sue potenti amicizie ed alle buone riserve di capitali, poté oliare certi ingranaggi della Repubblica Fiorentina per preparare il suo rientro: le istituzioni repubblicane, nel loro frenetico alternarsi, cambiarono nuovamente e questa volta Cosimo riuscì a riprendere le redini del potere facendo eleggere un governo a lui favorevole, che lo richiamò appena un anno dopo la sua partenza esiliando i suoi oppositori.
L'entrata trionfale di Cosimo, acclamato dal popolo, che preferiva i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizi, segnò il primo trionfo della casata.
La signoria di fatto
Dopo aver spedito gli avversari a loro volta in esilio, si affermò come arbitro assoluto della politica fiorentina, pur senza coprire direttamente cariche (fu solamente due volte gonfaloniere di giustizia).
Attraverso il controllo delle elezioni, del sistema tributario e la creazione di nuove magistrature (come il Consiglio dei Cento) assegnate ad uomini di stretta fiducia, pose le solide basi del potere della famiglia dei Medici, rimanendo comunque formalmente rispettoso delle libertà repubblicane.
Molti lo hanno definito un criptosignore, che teneva le redini dello stato dal suo Palazzo in Via Larga, dove ormai si recavano gli ambasciatori in visita per trattare degli affari che contavano, dopo un fugace saluto di circostanza ai priori di Palazzo della Signoria che, come avveniva per le altre cariche dello stato, erano scelti fra i suoi. Si comportò con generosità e moderazione ma, ravvisandone la necessità, seppe anche essere spietato. Quando Bernardo d'Anghiari, accusato di un complotto, fu, per ordine dei priori, precipitato da una torre, Cosimo commentò: "Un nemico precipitato giù da una torre non giova a granché, ma neppure può far male". Aggiungendo: "Gli stati non si governano coi paternostri"[1]. Nessuna vera e propria contestazione si ebbe più della sua influenza, esercitata con saggezza attraverso famiglie come i Pitti o i Soderini.
Il Concilio di Firenze
Nel 1439, grazie a cospicue elargizioni in denaro, riuscì a convincere Papa Eugenio IV a spostare il concilio di Ferrara a Firenze, nel quale si stava discutendo l'unione tra chiesa latina e chiesa bizantina. L'arrivo dei delegati bizantini a Firenze, del papa, dell'Imperatore Giovanni VIII Paleologo, con tutta una corte di colorati e bizzarri personaggi dall'Oriente, stimolò incredibilmente la fantasia della gente comune e ancora di più degli artisti fiorentini, tanto che da allora si iniziò a parlare di Firenze come della nuova Roma. A questa pletora di letterati e prelati orientali, detentori di brandelli dell'antica cultura ellenica, corrispose una straordinaria fioritura di studi greci, con una costante presenza da allora di maestri di greco e di codici antichi nel Palazzo Medici. Di quel periodo abbiamo una vivace raffigurazione negli affreschi della Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli, terminati all'epoca del figlio di Cosimo, Piero il Gottoso.
Ultimi anni
Negli anni si ritirò in vita privata alla villa di Careggi dove morì.
Alla sua morte la Signoria fece scrivere Pater Patriae sulla lastra della sua tomba, posta simbolicamente davanti all'altare della chiesa di San Lorenzo, in un luogo che nelle basiliche cristiane era di solito riservato alle reliquie dei santi alla quale era dedicata la chiesa. doveva anche essere sposato con una persona che probilmente si era messa con lui da giovane soppratutto per scopi di interesse ma possiamo dire che con il passare del tempo scoccò la vera fiamma d'amore fra i due e non fu una storia infelice come quella di tanti altri grandi della storia.
Politica estera
In politica estera, dopo la vittoria definitiva contro i Visconti con la Battaglia di Anghiari, allontanò Firenze dall'alleanza con Venezia, i cui interessi non erano più complementari, ma anzi iniziavano ad essere combacianti, per legarla saldamente alla vecchia nemica di Milano, ora nelle mani di Francesco Sforza.
Mecenatismo
Uomo colto e mecenate, Cosimo fu tra i primi signori ad esercitare la magnificenza nelle arti e nell'architettura. Cosimo si circondò di letterati e umanisti, raccolse libri rari e fece costruire a Firenze il Palazzo Medici e il Convento di San Marco a Michelozzo. Solo per la costruzione del convento domenicano Cosimo mise a disposizione la somma astronomica di 85.000 fiorini d'oro. Qui sistemò una parte della sua collezione di libri rari e la dotò della prima biblioteca pubblica di Firenze. Inoltre portò avanti i lavori a San Lorenzo, iniziati dal padre e progettati da Filippo Brunelleschi.
Anche il mecenatismo fu un'arma nelle mani di Cosimo, intesa come fine investimento propagandistico: con la sua benevolenza a artisti e poeti, obbligava la città a parlare con ammirazione di lui, si creava un sistema di debiti morali e e di riconoscenza, che in politica contavano quanto quelli monetari. La sua straordinaria saggezza fu quella di non far dissociare mai il suo nome da quello di Firenze: così nessuno avrebbe pensato con invidia alla sua ricchezza, ma vista sempre in un'ottica di benevolenza verso il bene comune della città.
Anche a Milano fece costruire un palazzo a Michelozzo, con decorazioni di Vincenzo Foppa.
Amò la vita di campagna, e in Mugello fece lavorare il suo architetto Michelozzo per ristrutturare le ville di famiglia del Trebbio, di Cafaggiolo, oltre alla chiesa del Bosco ai Frati. A Careggi fece pure costruire la villa dove si svolse gran parte della sua vita familiare. fu anche amico e benefattore di numerosi artisti, tra i quali Beato Angelico, Donatello, Filippo Lippi, Paolo Uccello. Fu molto legato a Marsilio Ficino, con i, quale rifondò l'Accademia Platonica, luogo ideale per il ritrovo degli umanisti, che potevano scambiarsi le varie teorie filosofiche. Al Ficino arrivò a lasciare una casa a Firenze e una villa nei pressi di Careggi.
Attività bancaria
Mentre diventava uno degli uomini più ricchi d'Europa, sotto la sua direzione il Banco Medici divenne con lui uno dei principali istituti bancari d'Europa e l'arte di Calimala raggiunse la massima estensione, con filiali a Londra, Bruges, Barcellona, Valencia, Ginevra, Avignone, Roma, Venezia e Pisa, e collegamenti a molte altre compagnie subalterne.
Nel suo patrimonio personale figuravano poi numerose botteghe artigiane in città, ereditate dal padre o da lui comprate.
Nonostante l'aver profuso denaro a piene mani, sottraendolo alle proprie finanze per incoraggiare studi e per pagare mirabili opere d'arte, spese che superficialmente si potevano giudicare come improduttive, alla sua morte i suoi averi personali erano praticamente raddoppiati rispetto al 1440.
Discendenza
Cosimo si sposò con Contessina de' Bardi nel 1416, figlia di Giovanni Conte di Vernio e di Emilia Pannocchieschi dei Conti di Elci, dalla quale ebbe due figli:
1. Piero detto il Gottoso (1416-1469), Signore di Firenze, padre di Lorenzo il Magnifico
2. Giovanni (1421-1463), non ebbe discendenza.
Ebbe inoltre un figlio naturale da una schiava circassa, Carlo (1428/1430 circa-1492), prelato.
Note
1. ^ Qualche decennio dopo questa frase fu commentata da Girolamo Savonarola in una delle sue prediche: "E se avete udito dire che gli stati non si governano coi paternostri, rammentatevi che questa è la regola dei tiranni, la regola dei nemici di Dio e del ben comune, la regola per opprimere, e non per sollevare e liberare la città."
Note biografiche
Nato a Firenze, Cosimo ereditato sia la sua ricchezza e la sua esperienza negli affari di suo padre, Medici Giovanni di Bicci de 'Medici. Nel 1415 accompagnò l'Antipapa Giovanni XXIII al Concilio di Costanza, e nello stesso anno fu nominato Priore della Repubblica. Più tardi ha agito spesso come ambasciatore, che mostra una prudenza per la quale è diventato famoso.
Il suo potere su Firenze derivava dalla sua ricchezza, che ha utilizzato per controllare voti. Come Firenze era orgoglioso della sua 'democrazia', ha finto di avere poca ambizione politica, e spesso non ricoprire cariche pubbliche. Enea Silvio, vescovo di Siena e poi Papa Pio II, ha detto: "questioni politiche vengono liquidate in [Cosimo] casa. L'uomo che sceglie resta in carica ... Egli è Colui che decide la pace e la guerra ... Egli è il re in tutte le ma il nome ". Citato da C. Hibbert in The Rise and Fall di casa Medici, 1974 [1].
Nel 1433 il potere di Cosimo su Firenze, che ha esercitato senza occupare cariche pubbliche, ha cominciato a guardare come una minaccia per il partito anti-Medici, guidato da figure come Palla Strozzi e Rinaldo degli Albizzi: nel settembre dello stesso anno fu imprigionato, accusato per il fallimento della conquista di Lucca, ma riuscì a trasformare il carcere in un unico termine di esilio. Andò a Padova e poi a Venezia, prendendo la sua banca d'accordo con lui. Richiesto con la sua influenza e il suo denaro, altri lo seguirono: entro un anno, la fuga di capitali da Firenze era così grande che il divieto di esilio doveva essere sollevato. Cosimo ha restituito un anno più tardi nel 1434, per influenza notevolmente il governo di Firenze (in particolare attraverso il Pitti e le famiglie Soderini) e di dare l'esempio per il resto della sua lunga vita. Ritratto di Jacopo Pontormo ritratto: il ramo di alloro (il broncone) è stato un simbolo usato anche dai suoi eredi [2].
Tempo di Cosimo in esilio instillato in lui la necessità di annullare la faziosità che ha portato nel suo esilio in primo luogo. Per fare questo, Cosimo, con l'aiuto dei Priori favorevole della Signoria, avviato una serie di cambiamenti costituzionali per garantire il suo potere attraverso l'influenza.
In ambito politico, Cosimo ha lavorato per creare la pace nel Nord Italia attraverso la creazione di un equilibrio di potere tra Firenze, Napoli, Venezia e Milano durante le guerre in Lombardia, e scoraggiare le potenze straniere (in particolare il francese e il Sacro Romano Impero) da interferenti. Nel 1439 è stato anche strumentale a convincere Papa Eugenio IV a spostare il concilio ecumenico di Ferrara a Firenze. L'arrivo di figure da dell'Impero Bizantino, tra cui l'imperatore Giovanni VIII Paleologo se stesso, ha iniziato il boom della cultura e delle arti in città.
Cosimo era anche noto per il suo patrocinio della cultura e delle arti, generosamente spesa per la fortuna di famiglia (che il suo senso degli affari astuto notevolmente aumentato) per arricchire Firenze. Secondo Zibaldone Salviati, Cosimo ha dichiarato: "Tutte quelle cose che mi hanno dato la più grande soddisfazione e appagamento, perché non sono solo per l'onore di Dio, ma sono altrettanto per il mio ricordo personale. Per cinquant'anni, non ho fatto niente altro che guadagnare soldi e spendere soldi, ed è apparso chiaro che spendere soldi mi dà più piacere che al guadagno essa. "[3]
Egli ha anche assunto il giovane Michelozzo Michelozzi per creare quello che oggi è forse il prototipo palazzo fiorentino, l'austero e magnifico Palazzo Medici. Fu un mecenate e confidente del Beato Angelico, Fra Filippo Lippi, e Donatello, il cui famoso David e Giuditta che decapita Oloferne sono stati commissioni Medici. Il suo patrocinio ha permesso l'architetto eccentrico e bancarotta Brunelleschi per completare la cupola di Santa Maria del Fiore, e la cupola è stato forse il suo coronamento in qualità di sponsor.
Nel regno della filosofia, Cosimo, influenzato dalle letture di Giorgio Gemisto Pletone, ha istituito una moderna Accademia platonica di Firenze. Marsilio Ficino ha nominato a capo della Accademia e ha commissionato la traduzione latina di Ficino delle opere complete di Platone (la prima traduzione completa mai). Attraverso Ficino e gli altri associati con l'Accademia, Cosimo ha avuto un effetto inestimabile sulla vita intellettuale del Rinascimento. La tomba di Cosimo de 'Medici a San Lorenzo, Firenze.
Alla sua morte nel 1464 di Careggi, Cosimo successe il figlio Piero "il gottoso", padre di Lorenzo il Magnifico o Il Magnifico. Dopo la sua morte la Signoria gli ha conferito il titolo di Pater Patriae, "Padre della Patria", un onore, una volta assegnato a Cicerone, e se fosse scolpita sulla sua tomba nella chiesa di San Lorenzo.
Apprendistato e ascesa
Figlio di Giovanni di Bicci, fu educato da Niccolò di Pietro e Roberto de' Rossi. Sin dalla prima gioventù entrò nel Banco Medici a fianco del padre, dove ebbe una solida preparazione come banchiere.
Nel 1415 accompagnò l'Antipapa Giovanni XXIII al Concilio di Costanza. Lo stesso anno fu nominato priore e poco dopo fu usato spesso come ambasciatore. Viaggiò molto con il fratello Lorenzo durante la pestilenza di Firenze a Ferrara, Verona e Venezia (1430).
Si manifestò fin dai primi incarichi politici la sua proverbiale prudenza: sebbene i suoi interessi economici necessitassero un fermo controllo della vita politica cittadina, egli non mirava a diventare Signore della città, magari con un colpo di mano o cercando di essere eletto nei ruoli più prestigiosi di governo, ma la sua figura restava in ombra, vero burattinaio di una serie di personaggi fidati che per lui ricoprivano incarichi chiave nelle istituzioni.
L'esilio
Così, mentre numerose famiglie entravano nel partito mediceo, altre iniziarono a vedere in lui una minaccia e tra sottomettersi a Cosimo o sfidarlo apertamente scelsero la seconda strada. In particolare le antiche e ricchissime famiglie degli Albizzi e degli Strozzi furono a capo della fazione anti-medicea. Con un colpo di mano Palla Strozzi e Rinaldo degli Albizzi lo fecero imprigionare nel settembre 1433 riuscendo a farlo incolpare del fallimento dell'ultima campagna per la conquista di Lucca, a farlo dichiarare magnate, cioè "tiranno".
Una serie di "bustarelle" abilmente distribuite evitarono comunque condanne irrimediabili, con la conversione della pena a esilio, la cosiddetta prima cacciata dei Medici.
Scrive il Machiavelli nelle Istorie fiorentine:
« Rimasa Firenze vedova d'uno tanto cittadino e tanto universalmente amato, era ciascuno sbigottito; e parimente quelli che avevano vinto e quelli che erano vinti temevano. »
(Istorie fiorentine IV, 30)
Cosimo trasferitosi a Padova e a Venezia (dove lasciò al monastero benedettino di San Giorgio una collezione libraria e i disegni di Michelozzo per una nuova biblioteca) trascorse un esilio dorato come un monarca in visita ufficiale, e grazie alle sue potenti amicizie ed alle buone riserve di capitali, poté oliare certi ingranaggi della Repubblica Fiorentina per preparare il suo rientro: le istituzioni repubblicane, nel loro frenetico alternarsi, cambiarono nuovamente e questa volta Cosimo riuscì a riprendere le redini del potere facendo eleggere un governo a lui favorevole, che lo richiamò appena un anno dopo la sua partenza esiliando i suoi oppositori.
L'entrata trionfale di Cosimo, acclamato dal popolo, che preferiva i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizi, segnò il primo trionfo della casata.
La signoria di fatto
Dopo aver spedito gli avversari a loro volta in esilio, si affermò come arbitro assoluto della politica fiorentina, pur senza coprire direttamente cariche (fu solamente due volte gonfaloniere di giustizia).
Attraverso il controllo delle elezioni, del sistema tributario e la creazione di nuove magistrature (come il Consiglio dei Cento) assegnate ad uomini di stretta fiducia, pose le solide basi del potere della famiglia dei Medici, rimanendo comunque formalmente rispettoso delle libertà repubblicane.
Molti lo hanno definito un criptosignore, che teneva le redini dello stato dal suo Palazzo in Via Larga, dove ormai si recavano gli ambasciatori in visita per trattare degli affari che contavano, dopo un fugace saluto di circostanza ai priori di Palazzo della Signoria che, come avveniva per le altre cariche dello stato, erano scelti fra i suoi. Si comportò con generosità e moderazione ma, ravvisandone la necessità, seppe anche essere spietato. Quando Bernardo d'Anghiari, accusato di un complotto, fu, per ordine dei priori, precipitato da una torre, Cosimo commentò: "Un nemico precipitato giù da una torre non giova a granché, ma neppure può far male". Aggiungendo: "Gli stati non si governano coi paternostri"[1]. Nessuna vera e propria contestazione si ebbe più della sua influenza, esercitata con saggezza attraverso famiglie come i Pitti o i Soderini.
Il Concilio di Firenze
Nel 1439, grazie a cospicue elargizioni in denaro, riuscì a convincere Papa Eugenio IV a spostare il concilio di Ferrara a Firenze, nel quale si stava discutendo l'unione tra chiesa latina e chiesa bizantina. L'arrivo dei delegati bizantini a Firenze, del papa, dell'Imperatore Giovanni VIII Paleologo, con tutta una corte di colorati e bizzarri personaggi dall'Oriente, stimolò incredibilmente la fantasia della gente comune e ancora di più degli artisti fiorentini, tanto che da allora si iniziò a parlare di Firenze come della nuova Roma. A questa pletora di letterati e prelati orientali, detentori di brandelli dell'antica cultura ellenica, corrispose una straordinaria fioritura di studi greci, con una costante presenza da allora di maestri di greco e di codici antichi nel Palazzo Medici. Di quel periodo abbiamo una vivace raffigurazione negli affreschi della Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli, terminati all'epoca del figlio di Cosimo, Piero il Gottoso.
Ultimi anni
Negli anni si ritirò in vita privata alla villa di Careggi dove morì.
Alla sua morte la Signoria fece scrivere Pater Patriae sulla lastra della sua tomba, posta simbolicamente davanti all'altare della chiesa di San Lorenzo, in un luogo che nelle basiliche cristiane era di solito riservato alle reliquie dei santi alla quale era dedicata la chiesa. doveva anche essere sposato con una persona che probilmente si era messa con lui da giovane soppratutto per scopi di interesse ma possiamo dire che con il passare del tempo scoccò la vera fiamma d'amore fra i due e non fu una storia infelice come quella di tanti altri grandi della storia.
Politica estera
In politica estera, dopo la vittoria definitiva contro i Visconti con la Battaglia di Anghiari, allontanò Firenze dall'alleanza con Venezia, i cui interessi non erano più complementari, ma anzi iniziavano ad essere combacianti, per legarla saldamente alla vecchia nemica di Milano, ora nelle mani di Francesco Sforza.
Mecenatismo
Uomo colto e mecenate, Cosimo fu tra i primi signori ad esercitare la magnificenza nelle arti e nell'architettura. Cosimo si circondò di letterati e umanisti, raccolse libri rari e fece costruire a Firenze il Palazzo Medici e il Convento di San Marco a Michelozzo. Solo per la costruzione del convento domenicano Cosimo mise a disposizione la somma astronomica di 85.000 fiorini d'oro. Qui sistemò una parte della sua collezione di libri rari e la dotò della prima biblioteca pubblica di Firenze. Inoltre portò avanti i lavori a San Lorenzo, iniziati dal padre e progettati da Filippo Brunelleschi.
Anche il mecenatismo fu un'arma nelle mani di Cosimo, intesa come fine investimento propagandistico: con la sua benevolenza a artisti e poeti, obbligava la città a parlare con ammirazione di lui, si creava un sistema di debiti morali e e di riconoscenza, che in politica contavano quanto quelli monetari. La sua straordinaria saggezza fu quella di non far dissociare mai il suo nome da quello di Firenze: così nessuno avrebbe pensato con invidia alla sua ricchezza, ma vista sempre in un'ottica di benevolenza verso il bene comune della città.
Anche a Milano fece costruire un palazzo a Michelozzo, con decorazioni di Vincenzo Foppa.
Amò la vita di campagna, e in Mugello fece lavorare il suo architetto Michelozzo per ristrutturare le ville di famiglia del Trebbio, di Cafaggiolo, oltre alla chiesa del Bosco ai Frati. A Careggi fece pure costruire la villa dove si svolse gran parte della sua vita familiare. fu anche amico e benefattore di numerosi artisti, tra i quali Beato Angelico, Donatello, Filippo Lippi, Paolo Uccello. Fu molto legato a Marsilio Ficino, con i, quale rifondò l'Accademia Platonica, luogo ideale per il ritrovo degli umanisti, che potevano scambiarsi le varie teorie filosofiche. Al Ficino arrivò a lasciare una casa a Firenze e una villa nei pressi di Careggi.
Attività bancaria
Mentre diventava uno degli uomini più ricchi d'Europa, sotto la sua direzione il Banco Medici divenne con lui uno dei principali istituti bancari d'Europa e l'arte di Calimala raggiunse la massima estensione, con filiali a Londra, Bruges, Barcellona, Valencia, Ginevra, Avignone, Roma, Venezia e Pisa, e collegamenti a molte altre compagnie subalterne.
Nel suo patrimonio personale figuravano poi numerose botteghe artigiane in città, ereditate dal padre o da lui comprate.
Nonostante l'aver profuso denaro a piene mani, sottraendolo alle proprie finanze per incoraggiare studi e per pagare mirabili opere d'arte, spese che superficialmente si potevano giudicare come improduttive, alla sua morte i suoi averi personali erano praticamente raddoppiati rispetto al 1440.
Discendenza
Cosimo si sposò con Contessina de' Bardi nel 1416, figlia di Giovanni Conte di Vernio e di Emilia Pannocchieschi dei Conti di Elci, dalla quale ebbe due figli:
1. Piero detto il Gottoso (1416-1469), Signore di Firenze, padre di Lorenzo il Magnifico
2. Giovanni (1421-1463), non ebbe discendenza.
Ebbe inoltre un figlio naturale da una schiava circassa, Carlo (1428/1430 circa-1492), prelato.
Note
1. ^ Qualche decennio dopo questa frase fu commentata da Girolamo Savonarola in una delle sue prediche: "E se avete udito dire che gli stati non si governano coi paternostri, rammentatevi che questa è la regola dei tiranni, la regola dei nemici di Dio e del ben comune, la regola per opprimere, e non per sollevare e liberare la città."
Cosme de Médici, en italiano Cosimo de' Medici, (Florencia, Italia, 27 de septiembre de 1389 - Florencia, 1 de agosto de 1464). Político y banquero italiano, fue el fundador de la dinastía de los Médici, dirigentes efectivos de Florencia durante una buena parte del Renacimiento italiano. Se le conoció también con el nombre de Cosme el viejo y "Cosimo Pater Patriae" (Padre de la Patria).
Era hijo de Juan Averardo de Médici y Piccarda Bueri.
Tras la muerte de su padre en 1429, se opuso al régimen oligárquico por entonces establecido en Florencia, en el que prevalecía la familia rival de los Albizzi. La influencia de Cosme de Médici, dotado de un excepcional sentido político, adquirió más importancia cuando el jefe de la oligarquía Rinaldo Albizzi le hizo arrestar en 1433 acusándole de malversación. Fue encarcelado en el Palazzo Vecchio y enviado al exilio durante diez años. Cosme se instaló en Venecia, sin perder el contacto con los partisanos.
Albizzi mantuvo un duro enfrentamiento con sus enemigos; ni su prestigio, ni su dinero intimidaron a sus adversarios y, un año más tarde, Cosme regresó a Florencia. Triunfante y aclamado por el pueblo desterró a su rival. Como su padre, en otro tiempo, fue nombrado gonfaloniere de Florencia en 1434, lo que le permitió llevar a cabo sus deseos políticos, intentando convertir a su familia en el árbitro del Estado florentino. Impulsó la política exterior y ejerció, por medio de la misma, una gran influencia en toda Italia. Utilizó para este fin, y en diferentes direcciones, su extraordinaria fortuna proveniente de la banca herencia de su padre, que poseía varias filiales en diversos Estados italianos y en el extranjero.
Fue el fundador del mecenazgo de los Médici. Amante del arte y de las ciencias, puso al servicio de las mismas su fortuna con la liberalidad de un gran señor, toda Florencia siguió su ejemplo. Gran coleccionista, se hizo aconsejar por Donatello con el que entabló amistad y le animó en sus adquisiciones artísticas.
Se casó hacia 1414 con Contessina Bardi, tuvieron dos hijos:
* Pedro I de Médici (1416-1469)
* Juan de Cosme de Médici (1421-1463)
Cita
Se nos ha ordenado perdonar a nuestros enemigos, pero no está escrito, en parte alguna, que debamos perdonar a nuestros amigos
Cosme de Médici
Era hijo de Juan Averardo de Médici y Piccarda Bueri.
Tras la muerte de su padre en 1429, se opuso al régimen oligárquico por entonces establecido en Florencia, en el que prevalecía la familia rival de los Albizzi. La influencia de Cosme de Médici, dotado de un excepcional sentido político, adquirió más importancia cuando el jefe de la oligarquía Rinaldo Albizzi le hizo arrestar en 1433 acusándole de malversación. Fue encarcelado en el Palazzo Vecchio y enviado al exilio durante diez años. Cosme se instaló en Venecia, sin perder el contacto con los partisanos.
Albizzi mantuvo un duro enfrentamiento con sus enemigos; ni su prestigio, ni su dinero intimidaron a sus adversarios y, un año más tarde, Cosme regresó a Florencia. Triunfante y aclamado por el pueblo desterró a su rival. Como su padre, en otro tiempo, fue nombrado gonfaloniere de Florencia en 1434, lo que le permitió llevar a cabo sus deseos políticos, intentando convertir a su familia en el árbitro del Estado florentino. Impulsó la política exterior y ejerció, por medio de la misma, una gran influencia en toda Italia. Utilizó para este fin, y en diferentes direcciones, su extraordinaria fortuna proveniente de la banca herencia de su padre, que poseía varias filiales en diversos Estados italianos y en el extranjero.
Fue el fundador del mecenazgo de los Médici. Amante del arte y de las ciencias, puso al servicio de las mismas su fortuna con la liberalidad de un gran señor, toda Florencia siguió su ejemplo. Gran coleccionista, se hizo aconsejar por Donatello con el que entabló amistad y le animó en sus adquisiciones artísticas.
Se casó hacia 1414 con Contessina Bardi, tuvieron dos hijos:
* Pedro I de Médici (1416-1469)
* Juan de Cosme de Médici (1421-1463)
Cita
Se nos ha ordenado perdonar a nuestros enemigos, pero no está escrito, en parte alguna, que debamos perdonar a nuestros amigos
Cosme de Médici
Còsimo di Giovanni degli Mèdici (September 27, 1389 – August 1, 1464), was the first of the Medici political dynasty, de facto rulers of Florence during most of the Italian Renaissance; also known as "Cosimo 'the Elder'" ("il Vecchio") and "Cosimo Pater Patriae".
Biography
Born in Florence, Cosimo inherited both his wealth and his expertise in business from his father, Giovanni di Bicci de' Medici. In 1415 he accompanied the Antipope John XXIII at the council of Constance, and in the same year he was named Priore of the Republic. Later he acted frequently as ambassador, showing a prudence for which he became renowned.
His power over Florence stemmed from his wealth, which he used to control votes. As Florence was proud of its 'democracy', he pretended to have little political ambition, and did not often hold public office. Aeneas Sylvius, Bishop of Siena and later Pope Pius II, said: "Political questions are settled in [Cosimo's] house. The man he chooses holds office...He it is who decides peace and war...He is king in all but name." Quoted by C.Hibbert in The Rise and Fall of the House of Medici, 1974.[1]
In 1433 Cosimo's power over Florence, which he exerted without occupying public office, began to look like a menace to the anti-Medici party, led by figures such as Palla Strozzi and Rinaldo degli Albizzi: in September of that year he was imprisoned, accused for the failure of the conquest of Lucca, but he managed to turn the jail term into one of exile. He went to Padua and then to Venice, taking his bank along with him. Prompted by his influence and his money, others followed him: within a year, the flight of capital from Florence was so great that the ban of exile had to be lifted. Cosimo returned a year later in 1434, to greatly influence the government of Florence (especially through the Pitti and Soderini families) and to lead by example for the rest of his long life.
Cosimo's time in exile instilled in him the need to quash the factionalism that resulted in his exile in the first place. In order to do this, Cosimo, with the help of favourable priors in the Signoria, instigated a series of constitutional changes to secure his power through influence.
In the political sphere, Cosimo worked to create peace in Northern Italy through the creation of a balance of power between Florence, Naples, Venice and Milan during the wars in Lombardy, and discouraging outside powers (notably the French and the Holy Roman Empire) from interfering. In 1439 he was also instrumental in convincing pope Eugene IV to move the Ecumenical council of Ferrara to Florence. The arrival of figures from the Byzantine Empire, including Emperor John VIII Palaiologos himself, started the boom of culture and arts in the city.
Cosimo was also noted for his patronage of culture and the arts, liberally spending the family fortune (which his astute business sense considerably increased) to enrich Florence. According to Salviati's Zibaldone, Cosimo stated: "All those things have given me the greatest satisfaction and contentment because they are not only for the honor of God but are likewise for my own remembrance. For fifty years, I have done nothing else but earn money and spend money; and it became clear that spending money gives me greater pleasure than earning it."[3]
He also hired the young Michelozzo Michelozzi to create what is today perhaps the prototypical Florentine palazzo, the austere and magnificent Palazzo Medici. He was a patron and confidante of Fra Angelico, Fra Filippo Lippi, and Donatello, whose famed David and Judith Slaying Holofernes were Medici commissions. His patronage enabled the eccentric and bankrupt architect Brunelleschi to complete the dome of Santa Maria del Fiore, and the dome was perhaps his crowning achievement as sponsor.
In the realm of philosophy, Cosimo, influenced by the lectures of Gemistus Plethon, established a modern Platonic Academy in Florence. He appointed Marsilio Ficino as head of the Academy and commissioned Ficino's Latin translation of the complete works of Plato (the first ever complete translation). Through Ficino and others associated with the Academy, Cosimo had an inestimable effect on Renaissance intellectual life.
On his death in 1464 at Careggi, Cosimo was succeeded by his son Piero "the Gouty", father of Lorenzo the Magnificent or Il Magnifico. After his death the Signoria awarded him the title Pater Patriae, "Father of his Country", an honor once awarded to Cicero, and had it carved upon his tomb in the Church of San Lorenzo.
Issue
Cosimo married Contessina de' Bardi (the daughter of Giovanni, count of Vernio, and Emilia Pannocchieschi). They had two sons:
* Piero the Gouty
* Giovanni de' Medici
Cosimo also had an illegitimate son by a Circassian slave; Carlo (c. 1428 - 1492), who became a prelate.
Biography
Born in Florence, Cosimo inherited both his wealth and his expertise in business from his father, Giovanni di Bicci de' Medici. In 1415 he accompanied the Antipope John XXIII at the council of Constance, and in the same year he was named Priore of the Republic. Later he acted frequently as ambassador, showing a prudence for which he became renowned.
His power over Florence stemmed from his wealth, which he used to control votes. As Florence was proud of its 'democracy', he pretended to have little political ambition, and did not often hold public office. Aeneas Sylvius, Bishop of Siena and later Pope Pius II, said: "Political questions are settled in [Cosimo's] house. The man he chooses holds office...He it is who decides peace and war...He is king in all but name." Quoted by C.Hibbert in The Rise and Fall of the House of Medici, 1974.[1]
In 1433 Cosimo's power over Florence, which he exerted without occupying public office, began to look like a menace to the anti-Medici party, led by figures such as Palla Strozzi and Rinaldo degli Albizzi: in September of that year he was imprisoned, accused for the failure of the conquest of Lucca, but he managed to turn the jail term into one of exile. He went to Padua and then to Venice, taking his bank along with him. Prompted by his influence and his money, others followed him: within a year, the flight of capital from Florence was so great that the ban of exile had to be lifted. Cosimo returned a year later in 1434, to greatly influence the government of Florence (especially through the Pitti and Soderini families) and to lead by example for the rest of his long life.
Cosimo's time in exile instilled in him the need to quash the factionalism that resulted in his exile in the first place. In order to do this, Cosimo, with the help of favourable priors in the Signoria, instigated a series of constitutional changes to secure his power through influence.
In the political sphere, Cosimo worked to create peace in Northern Italy through the creation of a balance of power between Florence, Naples, Venice and Milan during the wars in Lombardy, and discouraging outside powers (notably the French and the Holy Roman Empire) from interfering. In 1439 he was also instrumental in convincing pope Eugene IV to move the Ecumenical council of Ferrara to Florence. The arrival of figures from the Byzantine Empire, including Emperor John VIII Palaiologos himself, started the boom of culture and arts in the city.
Cosimo was also noted for his patronage of culture and the arts, liberally spending the family fortune (which his astute business sense considerably increased) to enrich Florence. According to Salviati's Zibaldone, Cosimo stated: "All those things have given me the greatest satisfaction and contentment because they are not only for the honor of God but are likewise for my own remembrance. For fifty years, I have done nothing else but earn money and spend money; and it became clear that spending money gives me greater pleasure than earning it."[3]
He also hired the young Michelozzo Michelozzi to create what is today perhaps the prototypical Florentine palazzo, the austere and magnificent Palazzo Medici. He was a patron and confidante of Fra Angelico, Fra Filippo Lippi, and Donatello, whose famed David and Judith Slaying Holofernes were Medici commissions. His patronage enabled the eccentric and bankrupt architect Brunelleschi to complete the dome of Santa Maria del Fiore, and the dome was perhaps his crowning achievement as sponsor.
In the realm of philosophy, Cosimo, influenced by the lectures of Gemistus Plethon, established a modern Platonic Academy in Florence. He appointed Marsilio Ficino as head of the Academy and commissioned Ficino's Latin translation of the complete works of Plato (the first ever complete translation). Through Ficino and others associated with the Academy, Cosimo had an inestimable effect on Renaissance intellectual life.
On his death in 1464 at Careggi, Cosimo was succeeded by his son Piero "the Gouty", father of Lorenzo the Magnificent or Il Magnifico. After his death the Signoria awarded him the title Pater Patriae, "Father of his Country", an honor once awarded to Cicero, and had it carved upon his tomb in the Church of San Lorenzo.
Issue
Cosimo married Contessina de' Bardi (the daughter of Giovanni, count of Vernio, and Emilia Pannocchieschi). They had two sons:
* Piero the Gouty
* Giovanni de' Medici
Cosimo also had an illegitimate son by a Circassian slave; Carlo (c. 1428 - 1492), who became a prelate.
Benvenuto Cellini
Busto di Cosimo I de' Medici
marmo, San Francisco, Fine Arts Museum, 1549-71
Benvenuto Cellini
Busto di Cosimo I de' Medici
bronzo, Firenze, Museo Nazionale del Bargello, Italia
Benvenuto Cellini
Busto di Cosimo I de' Medici
bronzo, Firenze, Museo Nazionale del Bargello, Italia
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